Lettera a mia figlia: Non diventare grande!

Non diventare grande

L’inizio della scuola è un po’ la fine della fanciullezza? Il trionfo della razionalità sulla fantasia? Sono le domande che mi sono posta e questa è la mia lettera a mia figlia: Non diventare grande!


La prima settimana è passata. Ma a me non è passata affatto.
Vi ho viste in tante, mamme con gli occhi lucidi al momento di salutare quelle cartelle con i piedi, che sono i nostri figli visti da dietro.
Ma con un fazzoletto la commozione è andata via.

A me no. E non so se sono la sola ad avere ‘sto magone.

Allora ho provato a elaborarlo un po’, ‘sto groppo in gola.
Si chiama Non diventare grande ed è una lettera a mia figlia.

Il magone mammesco , quella forma speciale di malinconia che prende le mamme e si manifesta con crisi acute in situazioni ben precise quali:

– Il saggio di fine anno (e per questo abbiamo un anno di tempo per prepararci)

– Il cambio stagione, quando scopri che i suoi abiti dell’anno prima sono diventati troppo corti e tu quel golfino con le maniche che ormai gli arrivano al gomito, quello con cui ha imparato ad andare in altalena ed è caduto dalla bici, proprio non lo vuoi buttare. 

l’ inizio della scuola. Soprattutto se si tratta di scuola El… Ecco, non riesco neanche a dirlo.

Eppure quando ti ho salutata e la maestra ci ha chiesto di scrivere un nostro pensiero in una nuvoletta, ti ho scritto 

Fai la punta alla matita 

e corri a scrivere la tua vita!

Non diventare grande creatività

Ho bluffato. Non ero proprio in grado di pensare in quel momento e ho rubato le parole a Gianni Rodari, che evidentemente l’inizio della scuola lo prendeva molto meglio di me.
Perché io invece dentro di me pensavo

Non diventare grande!

“Perché?” Mi chiedono le amiche. “Pensa a quante cose imparerà!”
E se dispimpara? Dico io.

Io penso con infinita tristezza a quando l’ipotenusa di un triangolo non sara più il lato storto, ma quello misurabile con una precisa regoletta (e chi se la ricorda?).
Poi scoprirai che è la terra a girare intorno a un sole egocentrico, che cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, che i re di Roma erano sette … e chissà se mi dirai ancora “come i nani di Biancaneve!”

non diventare grande Einstein

Mi intristisce pensare che tra poche settimane non sentirò più quegli imperfetti imperfetti che mi sono sempre ben guardata di correggere  …

“Quando andeviamo al parco e stavevamo giocando …”

… i tuoi imperfetti che mi sono più cari di quei sandaletti sbagliati, mai portati perché non si è mai visto nessuno camminare con un piede numero 15, ma che sono nella scatola dei ricordi.

Poi arriverà Natale e forse Babbo Natale non ci sarà più e io non sono affatto pronta ad accettarlo. 

Mi hai spalancato gli occhi. Da quando ci sei,  tu mi sono abituata a pensare che tutto è possibile.
E non ho mica voglia di dover pensare il contrario.

Così ho appeso in casa questo. Per ricordarlo a te e anche a me.  Non crescere troppo.

PS: questo è un poster e se vi va potete scaricarlo e appenderlo anche voi.

non diventare grande dont grow up

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7 Comments

  1. says: theswingingmom

    Allora: le citazioni di Rodari e Einstein sono meravigliose, il post mi ha fatta commuovere…qui provo le stesse identiche sensazioni, ivi compresi gli imperfetti adorabili *_* ho il mio “grande” che è in quella fase in cui vuole sperimentare cose troppo avanti e altre da piccino picciò. Si capisce proprio che è in un momento di transizione e io ho il fazzoletto incorporato, facevo queste riflessioni proprio stamattina.

    1. says: Sabina

      Insomma siam nella stessa barca. Mi dico che ogni età ha il suo bello e anche quelle che arriveranno saranno occasioni per starle vicino e imparare di nuovo anch’io (che per esempio non so fare le sottrazioni e i nomi dei 7 re di roma mica me li ricordo).
      Però il problema è che il tempo non lo riavvolgi e chissà se da grandi conserveranno quella magia che hanno ora.

    1. says: Sabina

      Ci si preoccupa, giustamente, dell’inserimento dei bambini a scuola. Ma le mamme che restano fuori da scuola? Tutti mi dicono che un po’alla volta ci si abitua. Magari tu che ci sei già passata puoi confermarmelo … Buona giornata!

  2. says: Pensieri rotondi

    Eh…cavoli, tanto per cominciare l’inserimento alle primarie è teorico, dopo 3 giorni stanno già dentro 8 ore. E comunque… cambia la vita, compiti nel weekend, soggezione, ansia da prestazione. E’ davvero una nuova era. Ci si abitua, più o meno. Poi con le vacanze estive fai tabula rasa. E settembre è una doccia fredda, di nuovo e comunque.

  3. says: Anna

    …il tempo non lo riavvolgi….e loro crescono, e pur consapevole che sia giusto così, quando suona quella campanella e lui corre in fila con il suo zaino bello pieno e ti saluta con la manina, ( perché ormai è in seconda elementare, sa già come funziona), bhe, ecco, il tuo sorriso un po’ si vela di malinconia…resti li sotto il portico seguendolo con gli occhi, da un lato, fiera che sia già così “libero” e autonomo…e da un altro con un groppo in gola perché sai che ormai il bacino sulla guancia, il ” ciao mamma, pensami quando sei al lavoro” , la manina sventolante dalla fila, nel corso degli anni lasceranno spazio a corse in fila sempre più veloci, ai “ciao” da lontano senza farsi tanto vedere dagli amici e i baci sulla guancia….bhe….quelli li riavrò quando divetero’ nonna….Sabina….non ci si abitua mai…..

    1. says: Sabina

      Caspita, Anna, mi vuoi dire che devo prevedere una scorta di kleenex che arrivi almeno almeno fino al suo matrimonio? E’come dici. Ed è altrettanto vero che non ci si rende conto di cosa succede a chi rimane sulla porta della scuola a salutarti mentre fili in classe, finché sulla porta della scuola non ci sei tu e quello che fila in classe è un pezzo di te 🙂

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