Come spiegare il razzismo a mia figlia

 Conversazione con mia figlia sul razzismo

Come spiegare il razzismo ai bambini? Come spiegare le differenze a chi non le vede? Questa è stata la mia conversazione con mia figlia sul razzismo.

Sei fortunata, tu che hai amici che parlano lingue diversa dalla tua, che hanno un colore diverso dal tuo e, spesso, storie molto diverse dalla tua da raccontarti.

Sei fortunata perché il tuo è un mondo molto più vario e pieno di diversità da scoprire.
Nel mondo in cui ho vissuto io, invece, la diversità non esisteva e le vite di noi, amici, compagni di scuola, vicini di casa o colleghi di lavoro dei nostri genitori erano tutte molto simili.

Quel che si mangiava a casa nostra il mercoledì, dal mio compagno di banco era la cena del giovedì.
Lingua? Parlavamo tutti la stessa, al limite con un accento un po’ diverso, come quando si raccontano le barzellette.

Il colore della pelle? L’unica differenza era tra chi di noi in estate si abbronzava molto e chi poco e tutti facevamo a gara per essere più scuri.
“Come Chamila o Jasmine?”
Ma no tesoro, non così tanto. Noi non possiamo diventare scure come loro, neanche passando tutta l’estate al sole.

Conversazione con mia figlia sul razzismo bambini

Insomma, eravamo tutti così simili che quando abbiamo incontrato persone diverse da noi (e quando è successo eravamo tutti già grandi), ne siamo rimasti sorpresi.

“Ma la sorpresa è una cosa bella”.
Per alcuni si, ma sai, quando sei grande la sorpresa non è mica sempre una cosa bella. A tanti fa paura, intimorisce. Semplicemente perché è qualcosa a cui non siamo abituati.

Pensa che un tempo, mica tanto lontano, c’era chi pensava che le persone di colore fossero diverse.
“Ah, si, mi hai raccontato di quel signore … Gandhi”.
No, era Nelson Mandela e abitava in Sudafrica.
“Ah, si, Gandhi invece era indiano. Ma tutti e due dicevano che siamo tutti uguali, no? E allora perché la gente non pensava così?”
Sai che ora che ne parlo con te e ci penso, non riesco proprio a trovare un perché. Probabilmente non c’era un perché.

“Come quella volta che guardavamo la partita e a Mario gli hanno detto che doveva andare a mangiare banane? Ma che c’entra, mica è una scimmia. E poi anch’io mangio sempre le banane e mica sono una scimmia”.

Cos, è difficile spiegare il razzismo a chi le differenze non le vede, a chi pensa pulito.

Hai un’età in cui la diversità non esiste.
E vivi in un mondo in cui rifiutare non ha più alcun senso e accogliere, invece, è un dovere.

Sei fortunata ad avere, da ieri, una nuova compagna indiana in classe, che in un solo giorno ti ha insegnato un sacco di parole e una danza difficilissima.
Sei fortunata a vedere mescolate, sul calcetto della scuola, tante mani di colori diversi, ad avere già viaggiato e visto che il mondo non è tutto come a casa tua.
Sei fortunata ad avere amici in tanti paesi, amici esattamente come te.

Razzismo è rifiuto e tu sei fortunata perché chi pensa pulito non rifiuta, è curioso, ha voglia di scoprire e di farsi conoscere, di scambiare e di imparare e sa che gli altri possono essere una grande ricchezza.

Questo post è stato scritto in collaborazione con Folletto e fa parte del bel progetto #pensapulito, per promuovere nella vita di tutti i giorni e nei rapporti tra le persone un comportamento corretto, etico, solidale, insomma un modo di pensare pulito.

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